Jacques Delors è morto il 27 dicembre a Parigi, sua città natale, all’età di 98 anni.

E’ stato  presidente della Commissione europea per tre mandati consecutivi e sotto la sua guida è stato istituito il mercato unico,  riformata la politica agricola comune e sono stati  firmati l’Atto unico europeo, gli accordi di Schengen e soprattutto il Trattato di Maastricht, che ha istituito l’Unione europea e la moneta unica europea, l’euro.

Nella ricostruzione delle politiche educative è da segnalare uno dei documenti di rilievo ancora oggi  utili e preziosi per la riflessione sulla qualità della formazione nei vari stati membri della comunità europea. Ci riferiamo al Piano Delors – Crescita, competitività, occupazione. Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo (1993). Accanto ad analisi squisitamente economiche, si dà rilievo e priorità all’ istruzione e alla formazione. Tale Piano utilizza un nuovo tipo di approccio all’istruzione vista come “problema strutturale e di sistema” riconoscendone ” una funzione di importanza essenziale” in quanto                       ” dall’istruzione e dalla formazione ci si attende la soluzione dei problemi di competitività delle imprese, della crisi occupazionale, del dramma dell’emarginazione sociale, cioè in una parola, ci si aspetta un contributo al superamento delle difficoltà attuali ed al controllo dei profondi mutamenti sociali odierni”.

In particolare viene messo in rilievo che i profondi cambiamenti coinvolgenti l’individuo e la società richiedono prepotentemente una migliore disponibilità alla comprensione degli altri e del mondo, la comprensione reciproca, la mitezza e l’armonia delle relazioni.

Jacques Delors dal 1995 al 1998 ha  presieduto la “Commissione per l’educazione per il XXI secolo” dell’ UNESCO.

Durante la sua presidenza  è stato pubblicato  nel 1996 il Rapporto all’Unesco della Commissione Internazionale sull’educazione per il XXI secolo – Nell’educazione un tesoro.

 Il Rapporto Unesco – J. Delors, che offre un articolato contributo alla riflessione sui fenomeni caratterizzanti la società e sui sistemi formativi, articola una serie di considerazioni profonde riguardo l’educazione considerata un bene prezioso, capace di far raggiungere gli ideali di pace, libertà e giustizia. Infatti, essa, svolgendo un ruolo fondamentale nello sviluppo personale e sociale e promuovendo una forma armoniosa dello sviluppo umano, rappresenta uno strumento formidabile non solo per la crescita personale, ma anche perla costruzione di rapporti tra individui, gruppi e nazioni.

Il Rapporto definisce i quattro pilastri dell’educazione ai quali dovrebbero ispirarsi le riforme scolastiche e i curricoli di formazione degli insegnanti, che sono: imparare a conoscere; imparare a fare; imparare ad essere; imparare a vivere insieme con gli altri.

Il documento, nell’individuare le tensioni del XXI secolo che si sostanziano tra gli opposti – globale e locale, universale e individuale, tradizione e modernità; spirituale e materiale – indica suggerimenti per un futuro che ha bisogno di un mondo con maggiore comprensione reciproca, con maggior senso di responsabilità e con maggiore solidarietà, attraverso l’accettazione delle differenze spirituali e culturali.

Se all’educazione è affidato il compito universale di aiutare gli uomini a capire il mondo e gli altri, l’educazione allora deve poter essere permanente e accessibile a tutti. Il Rapporto, quindi, fa emergere che l’educazione per tutta la vita, valorizzando le opportunità offerte dalla società, potrebbe diventare la vera chiave d’accesso al XXI secolo.